I centri dati stanno affrontando una crescente crisi climatica a causa dell'incremento delle temperature e dei costi energetici. Con le temperature che raggiungono livelli record, le aziende sono costrette a rivedere i sistemi di raffreddamento per mantenere operativi i loro server.
Recentemente, i data center di Google Cloud a Londra hanno sperimentato interruzioni a causa del mancato funzionamento dei sistemi di raffreddamento durante un'ondata di calore. Questo evento non ha solo influenzato i servizi locali, ma ha anche limitato l'accesso ai servizi di Google per utenti negli Stati Uniti e nella regione del Pacifico per diverse ore.
L'Ufficio meteorologico del Regno Unito prevede che il caldo record sia un presagio di ciò che ci attende, suggerendo che i centri dati debbano prepararsi a una nuova normalità. Inoltre, l'Organizzazione Meteorologica Mondiale indica che c'è una probabilità del 93% che uno degli anni tra oggi e il 2026 sarà il più caldo mai registrato.
Simon Harris, capo delle infrastrutture critiche presso una consulenza di data center, evidenzia che molti centri dati esistenti non sono progettati per sopportare queste nuove condizioni estreme. Questo solleva questioni su come questi impianti possano continuare a operare efficacemente senza impatti significativi sulle loro funzionalità o sull'ambiente.
Le aziende stanno esplorando nuove tecnologie per affrontare queste sfide. Ad esempio, tra il 2018 e il 2020, Microsoft ha condotto il Project Natick, immergendo un data center sotto il mare al largo della Scozia per isolare le strutture dalle fluttuazioni di temperatura.
Parallelamente, la tecnologia di raffreddamento a liquido sta diventando una soluzione praticabile. Questo metodo, che prevede il passaggio di liquido vicino alle apparecchiature per trasferire il calore, offre un modo più efficiente per mantenere le temperature controllate.
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